Non vorrei di colpo passare per una fanatica di qualche misteriosa e irrazionale disciplina , ma, dato (quasi) di fatto anche se non scientifico, è capitato a tutti di desiderare qualcosa e vedere che accade.
Mi
riferisco in particolare al rapporto tra le persone:
qualcuno che non vedi da
tempo, lo pensi, lo incontri;
un ex amore per cui provi ancora qualcosa
che ritorna;
una seconda chance nel lavoro, proprio dove in passato avevi
fallito.
Sono
giunta alla conclusione che si tratta di cerchi: fino a quando nel nostro io
più profondo non li abbiamo chiusi, la stessa linea ci si ripropone.
Non
sono certo la prima a dirlo, ma oggi mi stavo chiedendo perché
anche quando il cerchio è sbagliato, continuiamo a desiderare che ci si ripresenti, perché dentro sentiamo che c'è ancora qualcosa da dire o da fare, sentiamo di non essere soddisfatti, nonostante la ragione ci dica che è una strada senza sbocco o addirittura nociva.
E
siamo proprio noi a “chiamare “ la situazione, anche se ci fa male, ma è perché abbiamo
bisogno di chiuderla, di mettere un punto, che sia di fine o d'inizio.
A
chi non è successo di riprovarci con un fidanzato, anche se era un disastro,
cullandosi nell'illusione del successo?
O ancora, di dare fiducia a una persona un tempo amica, che ci ha deluso, ma il beneficio del dubbio sembra l'unica via possibile?
In pratica pur sapendo cosa ci aspetta, invochiamo e troviamo la stessa situazione fino a quando
finalmente facciamo pace con noi stessi e chiudiamo il cerchio.
MA
ATTENZIONE chiudere il cerchio non vuol dire che qualcosa è finito; può anche
voler dire che, uno volta chiuso, al cerchio si da un giro di vite e diventa il
simbolo dell’infinito.
Nessun commento:
Posta un commento