
La moda, cha ha come capitali Torino e Parigi, segue i canoni di questi anni: ogni momento della giornata richiede un abbigliamento apposito.
All’inizio del secolo la donna appare femminile grazie ai corsetti che stringono la vita e sostengono il seno, spesso incorniciato da pizzi e merletti; il collo rimane scoperto grazie ai capelli raccolti, lunghi guanti fasciano le braccia. Le gonne sono lunghe e scampanate con un piccolo strascico.
Di giorno i colori pastello sottolineano la grazia delle signore; di sera il nero è d’obbligo. Teatri, mostre e caffé d’arte - sono gli anni dell’impressionismo, del cabaret e del cancan – sono location dove incontrarsi, esibirsi, confermare il proprio ceto sociale.
Aumentano i consumi, dilaga la pubblicità; le donne si recano non solo nelle sartorie ma anche nei primi grandi magazzini, acquistano per corrispondenza e spesso anche a rate.
Nel 1906 una grande rivoluzione: Paul Poiret, giovane sarto, inventa l’abito libero: vengono eliminati i busti e le stecche e la figura femminile diventa più “morbida”. L’arte influenza anche la moda: il trucco diviene più acceso, ispirandosi ai colori delle opere fauves; i capelli raccolti iniziano a lasciare spazio a vere e proprie acconciature.
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